Con le dimissioni dei quattro macchinisti i contraccolpi si faranno sicuramente sentire, visto che la società dovrà fare i conti con meno personale da mettere sui turni, con un organico ridotto.
INVESTIMENTI: oltre ai corrispettivi riconosciuti per il servizio passeggeri, si debbono poi aggiungere i finanziamenti che l’azionista unico riconosce a FUC per gli investimenti previsti dal POI (
Programma Operativo degli Investimenti), il quale tiene conto degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria del materiale rotabile e dell’infrastruttura della linea Udine-Cividale.
900mila € nel dicembre 2015 e 996mila € nel dicembre 2016 su 2,1 mln. previsti dal quadro complessivo degli interventi del POI 2017-2018.
DATI BILANCIO FUC (Fonte Cerved)
|
|
Utile/Perdite
|
Ricavi
|
Costo
Personale
|
Num.
Dipendenti
|
Corrispettivi
Regione FVG
|
2013
|
-264.455
|
2.768.994
|
2.357.528
|
56
|
3.500.000
(1,5 mln per Mi.Co.Tra)
|
2014
|
92.964
|
3.018.465
|
2.464.590
|
56
|
3.500.000
(1,5 mln per Mi.Co.Tra)
|
2015
|
282.392
|
3.694.172
|
2.587.074
|
59
|
3.600.000
(1,5 mln per Mi.Co.Tra)
|
2016
|
Bilancio non ancora approvato
|
?
|
3.600.000
(1,5 mln per Mi.Co.Tra)
|
2017
|
|
?
|
3.700.000
(1,5
mln per Mi.Co.Tra)
|
Riteniamo che non si possa continuare a trattare FUC in modo autoreferenziale, pensando che tutto vada bene.
Le recenti dimissioni dei macchinisti sono un
forte campanello dall’allarme che dovrebbero far riflettere. Tanti sono infatti i nodi da sciogliere, soprattutto quello legato all’applicazione del decreto Madia e del D.lgs n. 112/2015 che ha recepito la Direttiva UE n. 34/2012 che impongono di fatto la separazione tra la gestione del tpl da quella della rete; da ciò deriva la necessità di una rivisitazione generale della configurazione societaria e contabile di FUC al fine di conformarli alle nuova normativa.
Il futuro di FUC dipenderà pertanto da una seria riflessione che tenga conto di numerosi fattori, in particolare:
- da
un bilancio che non brilla, nonostante alcuni miglioramenti negli ultimi esercizi, oggetto anche di alcuni rilievi da parte della Corte dei Conti, la quale ha evidenziato come la Regione abbia erogato a FUC 2,7 milioni di € per un obsolescente sistema di sicurezza poi bocciato nel 2015 dal Ministero dei Trasporti.
Gli indici del bilancio 2015 evidenziano in particolare
un rapporto di indebitamento altissimo (
95,9%), in gran parte influenzato dal debito derivante da mutuo contratto nel 2010 per l’acquisto dei nuovi locomotori e dei carri e da una bassa capacità a far fronte con mezzi propri agli impegni.
Si rileva che ad oggi i locomotori stadler atr001 e atr002, acquistati per il rinnovo del parco rotabile, sono fermi da mesi e non si sa ancora se per problemi tecnici o per questioni burocratiche legate all’immatricolazione. In ogni caso non si conosce ancora quando potranno essere utilizzati.
-
di un organico ridotto, che non permette allo stato una vera crescita dell’Impresa, tenuto conto che la Regione stessa, tramite la Direzione Centrale delle Finanze (
nota n. 104735 dd 11.05.2015), ha raccomandato alla propria partecipata un intervento contenitivo sulla spesa sul personale;
-
della gestione di una modestissima linea ferroviaria, a binario unico, lunga appena 15 km, che evidenzia 447.268 passeggeri trasportati nel 2015 su 15.620 corse
(media passeggeri trasportati 28,63/corsa).
Una linea ferroviaria peraltro
sfornita del sistema di sicurezza Scmt (Sistema di Controllo Marcia Treno) presente altresì su tutte le linee nazionali e regionali RFI: a tal fine da tempo la Regione ha finanziato un
progetto da 8,4 milioni per adeguare il sistema di sicurezza della linea, soprattutto dopo l’incidente di Manduria che ha evidenziato tutte le pericolosità delle linee a binario unico sfornite del Scmt. L’intervento ritenuto dalla Giunta Regionale (
delibera n. 1098 dd 17.06.2016) non
più prorogabile, dovrebbe essere messo a gara quest’anno dopo
due anni di ritardi;
-
del futuro del servizio transfrontaliero Mi.Co.Tra (Udine-Villach) e della possibilità di un suo prolungamento verso Trieste, via Cervignano, in grado di coprire l’intera direttrice della Ciclabile Alpe Adria;
- delle
possibilità di sviluppo nell’ambito del settore cargo.
Interessante è l’analisi del risultato d’esercizio delle gestioni delle tre attività di FUC.
|
Utile/Perdita
|
2013
|
2014
|
2015
|
Servizio
Udine-Cividale
|
104.012,87
|
-101.683,60
|
2.329,27
|
Servizio
Mi.Co.Tra
|
62.511,79
|
13.256,33
|
75.768,12
|
Servizio
Cargo
|
34.227,64
|
129.462,42
|
163.690,06
|
Nella sottostante tabella si evidenziano i corrispettivi riconosciuti nel 2015 dalla Regione FVG a FUC in base al contratto di servizio e i ricavi conseguiti nel medesimo esercizio dalla vendita di biglietti/abbonamenti e dall'attività riveniente il trasporto merci (
Fonte Bilancio FUC - Anno 2015)
|
Corrispettivi
Regione FVG
Anno 2015
|
Ricavi
Anno 2015
|
Servizio
Udine-Cividale
|
2.100.000
|
671.190,64*
|
Servizio
Mi.Co.Tra
|
1.500.000
|
123.283,38*
|
Servizio
Cargo
|
--
|
630.655,00**
|
SCENARI FUTURI: quale futuro per FUC?
Da un lato si pensa a rafforzare la società, con investimenti per potenziarla sul mercato, cercando in particolare di acquisire ulteriori quote di tpl.
Altri, visto che l’offerta del servizio tpl offerto risulta assolutamente residuale, ipotizzano una sua incorporazione in Trenitalia.
Sino ad oggi la politica friulana (tutta senza distinzione di colore) ha sempre ritenuto FUC un asset strategico per il FVG. Tale pare più una “
scelta di bandiera”, volta a
mantenere un centro di potere in FVG, utile per piazzare “
il manager amico” che altro.
In questi anni
è mancato un vero e proprio piano industriale in grado di far crescere la società, arricchendo in particolare l’offerta dei servizi e dando così un vero valore aggiunto al FVG.
Si è sempre preceduto “
a vista”, senza una visione d’insieme del tpl a 360°; in questo contesto c’è da chiedersi quanto vantaggioso sia continuare con la gestione di un servizio tpl residuale lungo una linea di appena 15 km?
In passato siamo stati sostenitori e promotori di una valorizzazione di FUC a livello regionale, vista le difficoltà che evidenziava Trenitalia e il pessimo servizio offerto.
Oggi gli scenari sono radicalmente mutati: Trenitalia ha fatto passi da gigante, recuperando la fiducia dell’utenza e l’affidabilità, portando il FVG ai vertici delle classifiche nazionali per puntualità e qualità del servizio, mentre FUC perde pezzi.
In questi due anni è stato superato il clima di conflittualità con il monopolista di Stato, il quale sta garantendo la tenuta del servizio e un dialogo continuo con la Regione e i Comitati dei Pendolari.
Qualche anno fa si era ipotizzato di puntare su FUC, permettendo così una sua graduale crescita, affidandole la gestione della linea Gemona-Sacile, dove la circolazione ferroviaria è sospesa dal luglio 2012.
A tal fine nel 2015 la Regione aveva commissionato a FUC uno studio di fattibilità volto a verificare la possibile riattivazione della linea Pedemontana: un
o studio che però ha evidenziato tutti i limiti della struttura di FUC, stante la previsione di modelli gestionali poco credibili (1,1 milione di passeggeri trasportati all’anno su 14 corse/giorno, con una media di 215 passeggeri/corsa). Oltre a ciò lo studio ha tralasciato la vera vocazione della ferrovia, ovvero quella turistica.
Proprio queste gravi omissioni di vedute (oggi la Gemona-Sacile è una delle linee inserite nell’elenco della legge nazionale sulle ferrovie turistiche appena approvata dalla Camera), unitamente al sopravvenire dell’intesa tra Regione e Gruppo FS sulla riapertura della linea, hanno fatto tramontare l’ipotesi di una gestione
in house della linea da parte di FUC. Una gestione che avrebbe comportato un potenziamento della società con l’implementazione dell’organico, con almeno 18 nuove risorse umane (3 addetti/corsa e 15 stabilmente dedicati lungo la linea).
Di fatto l’operazione avrebbe richiesto significativi investimenti da parte dell’azionista Regione e una volontà politica di sviluppo della società;
volontà che nei fatti concreti non si è mai concretizzata.
GESTORE UNICO O CONCORRENZA TRENITALIA/FUC? In ambito ferroviario è basilare che il Gestore sia strutturato con una propria organizzazione, con risorse umane specializzate e qualificate, nonché con una capacità d’investimento non residuale.
Per questi motivi in una Regione piccola, come il FVG, caratterizzata da sole 6 linee ferroviarie e in uno scenario dove il Gestore è in grado, per struttura e risorse, di garantire affidabilità e qualità al servizio, pare preferibile optare per un gestore unico.
La gestione del servizio
in house è preferibile invece quando è in grado di garantire una maggior efficienza ed economicità.
Scartando a priori l’idea di una società mista Trenitalia/FUC, visto che le esperienze nazionali risultano fallimentari (es. Trenord), si pone la questione di
quale sarà il futuro ferroviario del FVG, attesa l’avvicinarsi della gara per l’affidamento del servizio.
Per ora tutto tace, ma è evidente che nessuno voglia scombinare gli equilibri esistenti e pertanto è probabile che a Trenitalia venga confermata la gestione delle linee Rfi (Ve-Ts, Ve-Ud-Ts, Ts-Cervignano-Tarvisio, Gemona-Sacile, Casarsa-Portogruaro) e a FUC quella della Udine-Cividale oltre al servizio Mi.Co.Tra.
Alla luce dei recenti accadimenti su FUC, visto il clima sindacale e la mancanza di un vero e proprio piano industriale in grado di far crescere la società,
è doveroso che la politica svolga una seria riflessione sul futuro di FUC.
Come abbiamo già rilevato nel
precedente post riteniamo che sia necessario tutelare le professionalità e le maestranze in FUC e assumere determinazioni volte a evitare che la partecipata resti il solito “
poltronificio”.
E’ emblematico tuttavia che
se il personale si licenzia un motivo ci sarà, soprattutto in tempi di crisi come quelli odierni dove il posto di lavoro fisso rappresenta un privilegio per pochi.
E' chiaro che se l'azionista unico, Regione FVG, non investirà più, il futuro di FUC non potrà che essere molto nebuloso e difficile;
il licenziamento e il clima poco sereno all’interno a FUC dovrebbe allarmare la Regione, la quale dovrebbe
prendere atto che l’azienda è gestita male e di conseguenza la colpa non deve ricadere sui lavoratori, bensì unicamente sugli amministratori.